La tristezza è un sentimento che accompagna la quotidianità di molte persone ed è importante imparare a conoscerla per capire come poterla superare.
La tristezza tende spesso a insorgere quando la persona che la vive si rende conto dello scarto tra i suoi desideri e gli strumenti che ha per realizzarli.
Fondamentale è ricordare l’importanza di accettare la tristezza che, come appena ricordato, è configurabile come sentimento fisiologico. Affrontare una normale situazione di tristezza è possibile. Cosa si può fare? Si può per esempio scegliere di distrarsi concentrandosi su qualcosa di diverso dalla causa del sentimento.
Non si deve per forza ricorrere a soluzioni complicate. In situazioni normali è possibile affrontare la tristezza in modo molto semplice, scegliendo per esempio di chiamare un amico e di fare una passeggiata in compagnia.
Quando la tristezza diventa depressione
Quando la tristezza diventa una costante quotidiana la situazione non è più definibile normale. La tristezza perenne, unita a un sentimento di demoralizzazione e a problemi a livello d’interazione sociale, costituisce uno dei principali sintomi della depressione.
Come ho appena ricordato, la tristezza è un sentimento fisiologico. Quando prende il sopravvento nella quotidianità di una persona e si accompagna a manifestazioni di palese perdita d’interesse nei confronti della propria esistenza si può parlare di depressione.
Perché si possa parlare di depressione, i sintomi di alterazione dell’umore e di poco interesse verso compiti e situazioni considerati generalmente piacevoli devono perdurare per più di due settimane e caratterizzare la maggior parte delle ore della giornata.
La depressione minore è invece una condizione in cui i sintomi si presentano in maniera tenue, senza pregiudicare eccessivamente la conduzione di una vita quotidiana soddisfacente anche dal punto di vista sociale.
Se gli sporadici momenti di tristezza vanno accettati e considerati parte della vita, la depressione deve essere invece affrontata facendo riferimento a un determinato percorso terapeutico.
I terapeuti tendono a considerare le forme di depressione accompagnate da sintomi di natura psicotica – allucinazioni, deliri, distorsioni del pensiero – come distinte rispetto a quelle contraddistinte da sintomi di tipo melancolico (con questo termine si indica la totale perdita di piacere nei confronti della vita).
Quando è opportuno rivolgersi a un terapeuta e intraprendere un percorso di guarigione dalla depressione?
Quando ci si rende conto che i sintomi appena ricordati perdurano per diversi giorni, pregiudicando profondamente la conduzione di una vita quotidiana serena e accompagnandosi a problemi di sonno, facile irritabilità, difficoltà di concentrazione e criticità nel portare a compimento compiti di natura ordinaria.
Ansia: come distinguerla da tristezza e depressione
Capita spesso che chi soffre d’ansia tenda, soprattutto quando non riceve aiuto da un terapeuta, a confondere la propria condizione con la depressione.
L’ansia è un’emozione naturale per l’uomo, che grazie a essa può imparare a conoscere meglio il mondo che ha intorno. Quando si parla di ansia è fondamentale individuare la differenza rispetto alla paura. In cosa risiede? Nel fatto che l’ansia è una reazione emotiva a un pericolo percepito, che non è così ovvio agli occhi di chi non vive personalmente la condizione.
L’ansia è il frutto di situazioni di particolare stress – sia fisico sia emotivo – che comportano una risposta fisica ed emotiva in caso di pericolo percepito.
Il soggetto che sperimenta l’ansia, attraverso questa emozione si protegge da ciò che percepisce come minaccioso nell’ambiente in cui vive; quando questa situazione raggiunge livelli di esasperazione e si arriva a evitare anche circostanze non effettivamente pericolose l’ansia può cronicizzarsi.
Quali sono le cause dietro a tutto ciò? Fattori biologici e fattori ambientali. Nel secondo caso è fondamentale il ruolo della famiglia, ambiente nel quale il soggetto ansioso può percepire una tendenza a ipervalutare determinate situazioni e fare di conseguenza propri tali comportamenti.
In questi casi, ossia quando l’ansia raggiunge livelli eccessivi sfociando in attacchi di panico o veri e propri comportamenti fobici, il soggetto che ne soffre tende a sviluppare un senso di vergogna, causato soprattutto da persone vicine – familiari e amici – che possono lasciarsi andare a commenti ironici sullo stato d’ansia, magari inconsapevoli dei danni che tale atteggiamento può causare.
La conseguenza principale di situazioni come quella appena descritta è la scelta di isolarsi, che porta il soggetto ansioso a chiudersi in se stesso e a evitare tutti i contesti che, a suo avviso, possono causare i sintomi dell’ansia.
A questo punto è utile parlare della differenza, fondamentale, che esiste tra ansia – una condizione che colpisce circa il 16% della popolazione italiana con una prevalenza significativa tra le donne – e depressione.
Ansia e depressione sono due situazioni ben diverse. Nel primo caso il soggetto che ne soffre tende a vivere sintomi come frequenti attacchi di irritabilità, che si accompagnano a momenti di preoccupazione a a situazioni di alterazione a livello fisico (respiro affannato, tensione muscolare, giramenti di testa).
Il soggetto ansioso vive una condizione diversa dalla depressione, prima di tutto perché dopo gli attacchi generalmente riacquista il buonumore. Un’altra differenza fondamentale riguarda la visione del futuro. Per il depresso l’avvenire è caratterizzato da negatività, mentre l’ansioso spera in un futuro che lo possa veder guarito dal suo disturbo e dai fastidiosi sintomi fisici – criticità nella gestione del respiro e dolori muscolari – che lo accompagnano.
Come si risolve l’ansia? Quando la condizione non arriva a compromettere il raggiungimento di una vita quotidiana soddisfacente è possibile intervenire rendendosi conto che è importante accettarsi con i propri difetti, le proprie incertezze e i conseguenti momenti di debolezza.
Oggi più che mai, l’ansia si manifesta in occasioni in cui ci si trova a dover dare il meglio di sé, magari dal punto di vista professionale (ansia da prestazione). In casi come questi è necessario ricordare che perseguire ossessivamente la perfezione può essere solo dannoso sia dal punto di vista psicologico, sia per quanto riguarda il raggiungimento degli obiettivi.
Respirare profondamente – esercizi di respiro consapevole al mattino possono rappresentare una soluzione molto utile al proposito – e accettare di non poter tenere tutto sotto controllo è il primo passo per affrontare l’ansia e per vivere in maniera più serena sia il proprio lavoro sia i momenti di relax.