Come spiegare la dislessia ai bambini

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I casi di dislessia nei bambini sono sempre di più in aumento. In genere, ci si accorge che un bambino ha questo disturbo dell’apprendimento nell’ambito della scuola, proprio perché riguarda la difficoltà di leggere in modo corretto e fluente.

All’inizio della scuola è normale non sapere leggere e trovare qualche difficoltà nella lettura. Questi tipi di difficoltà, però, in un individuo che non dislessico vanno piano piano a sparire. Un bambino dislessico, invece, mantiene questa difficoltà di lettura anche negli anni successivi.

Esistono dei campanelli d’allarme che possono far intuire che un bambino potrebbe essere dislessico. Una lettura troppo lenta, una difficoltà nella comprensione di testi scritti e una difficoltà nell’imparare a memoria alcune semplici nozioni (ad esempio i giorni della settimana o dei mesi), possono essere dei campanelli d’allarme. Spesso sono le insegnanti che si rendono conto dell’eventuale presenza della dislessia, andandolo poi a comunicare ai genitori.

L’importanza della diagnosi

La diagnosi di dislessia deve essere effettuata da un esperto del settore. Un’insegnante o un genitore può avere un dubbio che il bambino sia dislessico, ma non ha gli strumenti necessari per capire se ciò è vero oppure no. Fortunatamente, oggigiorno è molto più semplice capire se il bambino abbia o meno disturbi di apprendimento: un tempo, invece, questi soggetti venivano classificati come svogliati o disinteressati alla materia. Va da sé che la loro autostima ne usciva senza dubbio minata.

La diagnosi permette di capire se le difficoltà sono dovute ad un disturbo oppure no.

Una volta effettuata la diagnosi, la scuola ne prende atto e cerca di aiutare il bambino in questione, andando a stabilire modalità di insegnamento particolari, differenti da quelli finora in uso. La diagnosi di dislessia, inoltre, non è un qualcosa di patologico: molti genitori, quando viene diagnosticato questo disturbo dell’apprendimento, vanno in crisi. Non è necessario: la dislessia non è una malattia, vuol dire soltanto che il bambino fa più fatica di altri a recepire certi concetti, ma è intelligente come tutti gli altri (o forse anche di più!).

Come preparare mio figlio alla diagnosi

Se esiste un dubbio di dislessia, il bambino dovrà essere sottoposto a determinati test, atti ad indagare il livello della lettura, ma anche di scrittura e di calcolo, nonché altre funzioni fondamentali come la memoria, la soglia di attenzione e la percezione. Il bambino si accorgerà quindi di essere sottoposto a determinati test e vorrà sicuramente delle spiegazioni. Come possiamo preparare il figlio alla diagnosi? È importante non far sentire al bambino le proprie ansie o preoccupazioni e spiegargli che si tratta di un semplice test che serve ai dottori a capire come aiutarlo a gestire il suo piccolo problema di lettura. Si deve spiegare ai bambini che diverso non significa anormale o inferiore.

Mettere in risalto i punti di forza del bambino, anziché quelli di debolezza, lo aiuterà senza dubbio a sentirsi meglio, anche in ambito della propria autostima.

Per approfondire: Come preservare l’autostima di bambini con DSA

La diagnosi è positiva: consigli per spiegare la dislessia al bambino

In caso di diagnosi positiva, è accertato che il bambino sia dislessico. In questo caso, niente paura! Molti genitori pensano che la soluzione migliore sia non dire niente al bambino, al fine di proteggerlo. In realtà, proprio perché non c’è niente di cui vergognarsi nell’essere dislessici, il bambino deve essere informato. Nascondere il problema non fa che ingigantirlo. Sarà necessario dirgli che l’amore dei genitori è rimasto invariato ed utilizzare un linguaggio molto semplice per spiegare il suo disturbo dell’apprendimento, in relazione alla sua età.

Si possono utilizzare degli esempi per fargli capire meglio cos’è la dislessia e come ci si possa convivere senza sentirsi diversi, sbagliati o inadeguati.

È inoltre necessario spiegargli che non è solo: la dislessia è infatti molto comune. Esistono molti attori, inventori, scienziati e personaggi famosi che hanno la dislessia: ciò non ha impedito loro di arrivare dove sono arrivati.

È importante che il bambino capisca che non è una malattia, ma che si tratta di una caratteristica neurobiologica, come avere gli occhi azzurri o i capelli biondi.

 

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