La dislessia è uno dei Disturbi dell’apprendimento (DSA) più conosciuti. Riconoscerla è senza dubbio possibile, attraverso vari campanelli di allarme. Anche se una vera e propria valutazione può essere effettuata soltanto alla fine del secondo anno della scuola primaria, esistono degli indicatori precoci che possono essere individuati già dai quattro o cinque anni del bambino. A seconda dell’età del piccolo cambiano ovviamente i campanelli di allarme.
Riconoscere la dislessia alle elementari, i segnali precoci
Le prime difficoltà comunicative linguistiche si possono avvertire appunto già intorno ai quattro o cinque anni. Il bambino potrebbe, ad esempio, avere una scarsa conoscenza delle parole e dei significati, ma anche una scarsa capacità di costruzione di frasi di senso compiuto, oltre a difficoltà con filastrocche e frasi in rima. Anche i problemi di memoria nell’apprendere le parole possono essere un piccolo campanello d’allarme. A tutto ciò si possono aggiungere le difficoltà motorio-prassiche. Ad esempio una scarsa manualità, una scarsa capacità di disegno e di riproduzione di figure geometriche. Possono comparire proprio a questa età i primi problemi nel ripetere e individuare suoni, sillabe e parole simili, ma anche una scarsa capacità di organizzarsi in giochi di manipolazione, difficoltà nel costruire e nel ritagliare.
Dislessia dopo i sette anni: i campanelli d’allarme
E’ proprio a questa età che si può riconoscere con più facilità la dislessia. Il bambino potrebbe, a questo punto, avere problematiche nel lessico a raccontare fatti accaduti, o potrebbe impiegarci molto tempo. Potrebbe, inoltre, manifestare poca memoria nel ricordare compleanni, feste o numeri di telefono (anche propri). In caso di DSA, il bambino a questa età potrebbe continuare a scrivere in lessico ristretto, potrebbe confondere le lettere e le parole, fare fatica ad imparare le tabelline, continuare a commettere errori ortografici che già non dovrebbero più essere commessi.
Ulteriori campanelli di allarme possono essere una grafia incomprensibile, difficoltà di lettura, fatica nell’organizzazione dei compiti a casa. Il soggetto potrebbe, inoltre, avere anche delle difficoltà di orientamento. Potrebbe, ad esempio, fare fatica a ricordare il giorno attuale, a distinguere la destra dalla sinistra, ad orientarsi e a gestire il proprio tempo. Infine, in ambito sociale e relazionale, potrebbe fare fatica a rapportarsi con i propri compagni ed insegnanti, oltre a mostrare poco interesse ed avere poca autostima.
Sospetto DSA: Cosa fare?
Molti genitori, quando un’insegnante comunica la probabilità che il loro figlio possa essere dislessico, vanno totalmente nel panico. Niente di più sbagliato. Nostro figlio, infatti, non è affatto malato, ma ha una caratteristica particolare che lo rende un po’ differente dagli altri. Fare finta di niente non serve. È opportuno quindi chiedere consiglio al proprio medico curante, ad uno psicologo o ad un altro specialista per conoscere al meglio come affrontare la dislessia. Tali specialisti cercheranno in primo luogo di effettuare una diagnosi di DSA. Se questa è presente, sarà opportuno iniziare una terapia. Il trattamento è volto a compensare le difficoltà delle persone, puntando al raggiungimento di un grado di autonomia maggiore nello studio e nell’organizzazione del proprio tempo libero.