Ogni persona possiede il suo tracciato evolutivo, ovvero segue uno schema di crescita unico, che non può essere racchiuso in grafici e tabelle, in quanto può subire delle alterazioni, degli sbalzi, delle accelerazioni e anche delle ripartenze nel corso del tempo. Questo presupposto è il punto di partenza utile per comprendere che la crescita psicologica segue dei percorsi completamente personali, dove molto giocano le circostanze e anche la personalità dei bambini. Non sempre, quindi, l’iperstimolazione nei bambini è una pratica positiva per i piccoli.
Il bambino nei suoi primi anni
I primi anni dell’infanzia sono spesso contrassegnati da traguardi, come la prima parola pronunciata, il primo sorriso, il primo passo, i quali si evolvono nel corso del tempo e arrivano a toccare ambiti più complessi, come la prima volta che si esce da soli, o che si dorme fuori casa. I progressi chiedono di essere valutati caso per caso, e le recenti ricerche hanno dimostrato che eventuali rallentamenti, soprattutto registrati nella sfera del linguaggio, non sono sintomatici di problemi futuri, ma chiedono di essere visti e interpretati come normali tappe della crescita e dello sviluppo dei piccoli.
Sviluppo cognitivo e sviluppo emotivo
Va inoltre compreso che lo sviluppo cognitivo è diverso dallo sviluppo emotivo, perché in realtà i bambini imparano molto più di quanto sanno elaborare in senso emotivo. In altri termini, non sempre i bambini sanno dare un significato emotivo a ciò che sentono, immagazzinano e dichiarano, perché lo sviluppo emotivo è dato da una pluralità di fattori che si forma nel corso del tempo. La base psicologica manca, e questo è prova di comportamenti che possono risultare anche buffi, come ad esempio l’atteggiamento da grandi di alcuni bambini, che non è assolutamente compreso dai bambini, ma messo in atto perché viene letto come positivo.
L’iperstimolazione
La crescita va sostenuta a spronata, ma bisogna prestare attenzione se il bambino si rivela troppo coscienzioso, troppo adattato e anche troppo competente. Non si tratta, infatti, di un aspetto che coinvolge una maturazione già avvenuta, ma che invece può essere sintomatico di un’iperattività che non giova alla crescita. Il desiderio di rendere i bambini attivi e impegnati, attraverso l’iperstimolazione, può infatti condurre i genitori a stressarli, e soprattutto a snaturarli. Si tratta di comportamenti pericolosi, soprattutto se ai bambini è insegnato che non conta ‘come’ si fa una cosa ma ‘quanto’ la si fa, quale è il risultato e la quantità di opere che si mettono in moto nel corso della giornata. Giocare sulla quantità piuttosto che sulla qualità è errato e può rendere i bambini stanchi, confusi e slegati dalla realtà.
Vivere l’infanzia
Ecco che i piccoli possono manifestare comportamenti da adulti che chiedono di rallentare il tiro, di tornare all’aspetto ludico e di permettere loro di vivere la loro infanzia in modo giocoso e sereno, senza avere paura di non ‘fare risultato’, perché il risultato, in questo caso, è l’ultima cosa che conta rispetto alla loro positiva crescita psicologica ed emozionale.