Hikikomori: i nuovi eremiti adolescenti

Hikikomori è una parola giapponese che significa isolarsi, stare in disparte. Con questo termine si indicano i giovani che rifiutano il contatto con il mondo esterno e restano chiusi nella propria stanza per mesi o addirittura anni. E il mondo, per un adolescente, è rappresentato in gran parte dalla scuola.

Il fenomeno pareva essere tipico del Giappone, tanto che molti scrittori, anche famosi, hanno affrontato questo tema in alcuni loro libri; uno fra tutti è Haruki Murakami (già autore di “L’arte di correre”), nel suo best seller Norwegian Wood. In realtà, negli ultimi anni – a partire dal 2007 – si è diffuso in maniera preoccupante anche in Italia. Certo qui i numeri sono ben diversi: se in Giappone si stimano quasi un milione di casi, nel nostro Paese dovrebbero essere “solo” tra i 30 e i 50mila, con un rapporto tra maschi e femmine di 5 a 1.

Cosa spinge un adolescente ad isolarsi per così tanto tempo?

Certamente ciò che sta alla base della voglia di nascondersi al mondo sono sentimenti come la paura del confronto con altri, la vergogna, il non sentirsi all’altezza dal punto di vista dell’aspetto fisico, il ritenersi meno intelligenti di altri. Se c’è chi di natura è più timido e meno sicuro di sé, spesso ci si aggiungono i compagni di scuola a peggiorare la situazione, denigrando o compiendo veri e propri atti di bullismo. Per chi ha terminato le scuole, uno dei motivi che spinge all’isolamento è la difficoltà nel trovare un posto di lavoro, che porta di conseguenza a ritenersi degli incapaci.

Per approfondire: Come gestire la paura di fallire

Come riconoscere i sintomi di un hikikomori

Non è facile riconoscere i sintomi di questa patologia, che spesso viene confusa con la depressione. In realtà la differenza è piuttosto netta: mentre la depressione porta a lamentarsi, soffrire e piangere, un hikikomori semplicemente fugge dalla realtà, nascondendosi in un mondo parallelo a quello reale, in cui non deve confrontarsi con nessuno. Questo mondo, altro non può essere che Internet.

Se è normale voler stare soli in certi momenti, soprattutto in seguito ad una delusione o ad un episodio che ha causato particolare vergogna, si può parlare invece di patologia quando il soggetto non si relaziona con alcuno per 6 mesi.

Come affrontare il problema

È difficile capire, ai nostri giorni, se Internet sia causa o effetto della malattia. Certamente però rappresenta anche il modo per uscirne: proprio attraverso la rete, lo psicologo o lo psicoterapeuta possono riuscire a entrare in contatto con questi ragazzi, ad esempio attraverso Skype, per iniziare un percorso di guarigione. La consulenza online deve essere seguita da un lavoro più di tipo educativo che accompagni il giovane a riavvicinarsi al mondo esterno e che sperimenti alcune attività sociali come fare la spesa, prendere un caffè o fare un piccolo lavoretto.

Prevenire un hikikomori

Come sempre, fondamentale risulta essere la prevenzione. In che modo? Invitando i ragazzi a coltivare interessi e passioni, insegnando ad accettare i complimenti come le critiche, impedendo che si fissino su modelli troppo alti e distanti, spesso inesistenti, altrimenti si vedranno sempre, inevitabilmente, inadeguati.

Il consiglio per i genitori è quello di non privare il figlio del computer, ma di cercare di mantenere il più possibile una comunicazione aperta con lui, e di rivolgersi a specialisti che possano aiutarli ad affrontare il problema.

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