La frustrazione è quel sentimento che sorge quando le proprie aspettative non sono soddisfatte. La tolleranza alla frustrazione è la capacità di accettare le circostanze e di affrontarle con un atteggiamento positivo.
La frustrazione nei bambini
Nei bambini la frustrazione insorge piuttosto facilmente, poiché vivono tutto ciò che desiderano come un vero e proprio bisogno, che quindi deve essere immediatamente soddisfatto. In questi casi, la tolleranza alla frustrazione si impara prima di tutto in casa: a partire dai “no” di un genitore, il bambino può provare delusione, tristezza e incomprensione.
Proprio grazie all’aiuto dei genitori, deve imparare a controllare e gestire le sue emozioni. I genitori devono infatti scegliere insieme la linea educativa da mantenere entrambi, senza cadere nell’errore di ricoprire il ruolo del buono e permissivo uno, e del cattivo e rigido l’altro.
In questo senso, un’educazione troppo permissiva non aiuta il bambino a tollerare comportamenti diversi da ciò che lui si aspetta.
Sebbene sia difficile dire di no, vuoi perché fa male vedere il proprio figlio piangere, vuoi perché spesso il lavoro è così spossante da non permettere di opporsi ai capricci insistenti, è certamente di fondamentale importanza farlo, per allenare appunto la tolleranza alla frustrazione e crescere così un figlio in grado di sopportare i no e le sconfitte.
Al contrario, un adulto che non ha mai imparato a gestire la frustrazione sarà probabilmente una persona più attenta all’avere che all’essere, attaccata ai beni materiali e poco incline agli affetti, convinta che tutto gli sia dovuto senza preoccuparsi degli altri; potrà essere un adulto incapace di portare a termine le attività, senza spirito di autocritica e portato piuttosto a dare sempre la colpa ad altri per i propri insuccessi.
Come insegnare ai figli a tollerare le frustrazioni
Abbiamo già detto quanto sia importante impostare un’educazione che sappia insegnare al bambino, fin da piccolo, la tolleranza alla frustrazione. Quando il bambino è piccolo, questo si traduce nella non soddisfazione di ogni suo desiderio, permettendogli di imparare l’attesa e contemporaneamente ad accettare ciò che viene dato non come un qualcosa di dovuto.
Chiariamo subito che, se è importante dire di no, è ancora più importante non dimenticare mai di trasmettere amore e comprensione ai propri figli, e non dare per scontato che possano capire le ragioni delle vostre decisioni. I genitori dovranno sempre motivare il perché dei propri dinieghi, e spiegare che anche se la mamma o il papà dicono di no, non significa che non gli vogliano bene.
Affrontare i momenti negativi
Man mano che il bambino cresce, ci saranno molte altre occasioni che metteranno alla prova la sua tolleranza alla frustrazione, come una festicciola mancata, un voto negativo o una partita persa. Anche in questi casi il dovere del genitore è quello di insegnare ad affrontare i momenti negativi, sottolineando il valore dello sforzo e della pazienza ma ammettendo anche i propri limiti.
I fallimenti non devono generare frustrazione ma consapevolezza di sé ed essere una spinta per migliorarsi continuamente.
L’adolescenza, in particolare, è un momento spesso critico della crescita, ma se il ragazzo ha imparato fin da piccolo ad accettare rifiuti, sconfitte e imprevisti, è più probabile che anche in questa fase sia in grado di non soccombere ai pensieri negativi.
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Giova ripetere che tutto ciò che riguarda l’educazione del bambino deve essere inserito in un rapporto di amore, ascolto e vicinanza, senza che vi sia traccia di aggressività o repressione.