Vi è mai capitato di essere influenzati dall’opinione che qualcuno di importante nella vostra vita aveva di voi, al punto da modificare il vostro carattere e le vostre azioni in modo che coincidessero con quell’idea?
Bene, se la risposta è affermativa, allora vuol dire che siete stati vittime dell’effetto Pigmalione.
L’effetto Pigmalione: tra arte, mitologia e psicologia
Era il 1912 quando George Bernard Shaw, scrittore e drammaturgo irlandese, nonché Premio Nobel per la letteratura nel 1925 e addirittura Premio Oscar nel 1939, mise in scena una delle sue sceneggiature più famose: la commedia in 5 atti Pygmalion.
Prima di lui, Pigmalione è stato chiamato in causa anche da Ovidio e Filostefano di Cirene. Per entrambi, seppur con alcune differenze, Pigmalione è stato un uomo che si innamorò di una statua a tal punto da crederla vera e sperare di poterla sposare.
Nel Pygmalion di Shaw, invece, si parla di un insegnante che prova ad addestrare una ragazza rozza e di umili origini ai modi eleganti della classe abbiente (se vi dovesse venire in mente My Fair Lady, non preoccupatevi: prende spunto proprio dal Pygmalion di Shaw).
È da qui che ha origine il concetto di effetto Pigmalione, nonoto anche come effetto Rosenthal per via dello studioso che ne parlò per la prima volta, è una suggestione psicologica che spinge le persone a conformarsi con l’idea che altri individui hanno su di loro, sia che si tratti di un’opinione positiva che negativa.
La profezia che si autoavvera
“La profezia che si autoavvera”, altro nome con cui è conosciuto l’effetto Pigmalione, è un fenomeno molto comune, soprattutto nel contesto scolastico.
È infatti in questo ambiente che Robert Rosenthal condusse il suo esperimento, precisamente in una scuola elementare. Dopo aver sottoposto ad alcuni bambini un test per valutare il Quoziente Intellettivo, Rosenthal e la sua equipe finsero che alcuni alunni avessero risultati sopra la media, e riportarono i nomi ai docenti. La suggestione fu talmente importante che un anno dopo Rosenthal si ripresentò nella stessa scuola, e constatò che i bambini segnalati agli insegnanti avevano migliorato notevolmente il rendimento. Questo accadde perché i docenti avevano a loro volta condizionato positivamente gli alunni etichettati come “superiori alla media”.
Se il test di Rosenthal evidenzia il potenziale positivo di questo effetto, spesso accade di dover fare i conti con l’altra metà, negativa e spiacevole.
Aspetti negativi
La nostra mente ragiona principalmente per scorciatoie cognitive. Quando ci si confronta con molti alunni, viene spontaneo farsi un’idea di quell’alunno, che difficilmente cambia nel tempo. Si tratta di una vera e propria “etichetta”. Un bambino che dalla scuola dell’infanzia ci viene segnalato come “bravo, educato” verrà più facilmente visto anche dai nuovi docenti in questo modo, allo stesso tempo i bambini etichettati negativamente rischiano di conservare la nomea spiacevole per tutto il ciclo scolastico, comportandosi di conseguenza.
Lo stesso fenomeno si può ripresentare in ogni nuovo inserimento scolastico: un insegnante può etichettare un alunno come “bullo” senza che in realtà ci siano grandi motivazioni. Le conseguenze però si ripercuotono sullo studente, il quale probabilmente finirà per agire come un prepotente.
Come superarlo
Se per i bambini e per i ragazzi è difficile evitare di subire gli effetti dell’etichettamento, cioè l’effetto Pigmalione, gli adulti possono intervenire per modificare alcune prassi e modalità di pensiero.
In ambito scolastico sarebbe preferibile:
- Evitare di farsi dare descrizioni troppo approfondite degli alunni nel passaggio da un ciclo scolastico all’altro (infanzia-primaria, primaria-secondaria, ecc.). Per quanto sia utile avere qualche informazione sugli alunni che accoglieremo in classe, avere informazioni approfondite diventa un’arma a doppio taglio, in quanto rischia proprio di suggestionarvi e di fare vostra l’opinione di un docente che ha seguito quel bambino precedentemente, ad un’altra età. Il passaggio da una classe all’altra o addirittura da un ordinamento scolastico a un altro può portare numerosi cambiamenti, in positivo e in negativo ed è prioritario osservare il contesto ambientale e umano di persona, per farsi una propria idea. In base a questo sarebbe preferibile procedere con la formazione classi non solo sulle indicazioni date dalle docenti del precedente ciclo scolastico ma a seguito di un’attenta osservazione nel nuovo contesto.
- Mantenere una flessibilità nel dare giudizi e opinioni. I bambini e i ragazzi cambiano ad una rapidità che talvolta noi adulti dimentichiamo. Se il temperamento di una persona difficilmente cambierà, potranno invece modificarsi atteggiamenti e prestazioni scolastiche. Per questa ragione bisogna “allenarsi” per evitare di cadere nella trappola dell’etichettamento, e darsi la possibilità di essere più flessibili e di cambiare idea.
- Ricordarsi che il nostro giudizio influenza notevolmente la prestazione dell’alunno. I docenti sono un punto di riferimento per gli alunni. L’opinione di un insegnante, per quanto criticabile o apprezzabile, influenzerà l’autostima dell’alunno.
Non solo a scuola
È bene tenere a mente, che l’effetto Pigmalione può manifestarsi anche in contesti differenti da quello scolastico, come ad esempio in quello lavorativo o in quello famigliare – in tutti i contesti, insomma, in cui si sviluppano rapporti sociali. In tutti questi casi infatti, capita sempre meno raramente che le aspettative arrivino a condizionare il valore delle relazioni, fino a modificare il rendimento dei soggetti in causa.
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