La disprassia, ovvero quando i movimenti vanno in tilt

Avete presente quando nei cartoni animati di Walt Disney Pippo inizia a muoversi in maniera scoordinata, a inciampare ovunque, a muoversi a scatti e a parlare in maniera disarticolata? Ecco, con le dovute proporzioni, e con una vena tutt’altro che comica, potremmo dire che la disprassia è qualcosa di molto simile.

Cos’è la disprassia

Si tratta di un disturbo psicomotorio che colpisce 6 bambini su 100, soprattutto maschi, e causa un ritardo nello sviluppo motorio o del linguaggio che rende difficile compiere anche gesti e azioni quotidiani, come ridere, saltare, fischiettare, calciare un pallone, allacciarsi le scarpe, correre e via dicendo.

Benché provochi un deficit nell’attività scolastica e lavorativa, qualora il problema si protragga negli anni, la disprassia non ha niente a che vedere con la sfera cognitiva, poiché la sua origine può riscontrarsi nel malfunzionamento di alcuni neuroni del cervello, chiamati ‘neuroni motori’, che non trasmettono gli impulsi giusti ai muscoli, impedendo loro di coordinarsi per compiere una determinata azione, per quanto semplice possa essere.

Le varie forme

La disprassia si presenta in varie forme, a seconda delle abilità psicomotorie interessate, e può avere diversi gradi di intensità, dalla difficoltà lieve fino ad arrivare al disturbo grave.

Si può operare una prima distinzione, distinguendo le cause che l’hanno scatenate. Ecco, allora, che si parlerà di:

► Disprassia primaria, quando non è legata a problemi neurologici e la sua insorgenza rimane, ad oggi, ancora poco chiara;
► Disprassia secondaria, quando, al contrario, è una diretta conseguenza o di un problema neurologico causato da fattori esterni (un trauma cranico, per esempio) o di una patologia, come potrebbero essere la sindrome di Down o l’autismo.

Una seconda distinzione, può essere operata in base al tipo di azione che il bambino fatica a mettere in pratica:

► Verbale: il bambino ha una minore capacità di articolare le frasi;
► Motoria: il bambino ha difficoltà a eseguire movimenti automatizzati, come camminare, scrivere, vestirsi, soffiare eccetera;
► Oculare: il bambino ha una ridotta capacità di controllare lo sguardo.

Volendo entrare più nello specifico, un’ulteriore distinzione sarà tra:

► Disprassia melocinetica, rende difficile compiere una serie di movimenti in rapida succesione (correre, saltare, battere le mani…);
Disprassia ideativa, il bambino manifesta difficoltà nel pensare all’azione da compiere e, successivamente, a metterla in pratica;
► Disprassia espressiva, che tocca la mimica facciale e l’espressione delle emozioni;
► Disprassia deambulatoria, si verifica quando il bambino non riesce ad adattare il proprio modo di camminare a quanto gli viene richiesto;
► Disprassia costruttiva, crea una difficoltà nella percezione dello spazio, sia bidimensionale che tridimensionale;
► Disprassia dell’abbigliamento, in questo caso il bambino avrà problemi nell’associare i vari indumenti alle realtive parti del copro.

Come comportarsi

Se vi doveste trovare dinanzi a una di queste situazioni, e sospettaste anche solo lontanamente che il vostro bambino soffra di disprassia, la prima cosa da fare è rivolgervi al vostro pediatra di famiglia o a un centro di neuropsichiatria infantile, dove, grazie a test mirati, sarà possibile escludere o confermare la diagnosi e, nel caso, intraprendere un percorso riabilitativo specifico per la disprassia.

In queste situazioni è necessario lavorare anche sulla qualità della relazione familiare, e rivolgersi ovviamente anche ad altri professionisti come il logopedista, che si impegna, prendendo come esempio il caso della disprassia verbale, a stimolare determinate zone del viso come la lingua e le guance, ma anche a invitare il bimbo a compiere azioni specifiche, come per esempio l’atto di soffiare.

In questo modo si mette in atto un vero e proprio intervento di potenziamento, che permette al bambino di acquisire maggior consapevolezza del proprio corpo e delle potenzialità che ogni singolo gesto ha.

[Fonte immagine: scienzaesalute.blogosfere.it]

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