Il cyberbullismo è un fenomeno in crescita, la cui diffusione negli ultimi anni presenta delle caratteristiche preoccupanti (interessanti al proposito i dati di Telefono Azzurro, che parlano di un adolescente su cinque in Italia vittima di cyberbullismo).
Ma cosa percepiscono i genitori, dai quali dovrebbero partire le prime indicazioni relative al corretto rapporto con la vita digitale in età infantile e adolescenziale? Anche in questo caso la situazione non è delle migliori, come si può evincere guardando i risultati di uno studio presentato durante la recente vetrina del Mobile World Congress, l’evento che ogni anno a Barcellona porta in primo piano le principali novità della tecnologia in mobilità.
Su un campione di 11.135 genitori intervistati in tutto il mondo, il 52% non comprende l’effettiva gravità del fenomeno: questo il principale risultato di un’indagine condotta dalla società Kaspersky Lab. Il quadro fa senza dubbio riflettere, ma, se guardiamo al contesto italiano, non desta così tanta sorpresa.
Di passi da fare per comprendere l’effettiva pericolosità del cyberbullismo ce ne sono ancora tanti: più del 90% dei quattordicenni italiani utilizza Facebook, ma d’istituzionalizzare l’educazione digitale – per ora – si parla soltanto sulla carta.
Sempre secondo quanto rivelato dallo studio, solo il 16% dei genitori ha informato i figli (età media 16 anni) dei pericoli che si possono incontrare frequentando assiduamente i social senza specifici accorgimenti sulla scelta dei contenuti pubblicati e della privacy.
Di educazione digitale a livello istituzionale si parla in Italia solo in termini di sondaggi e articoli d’opinione, anche se ci sono comunque casi positivi da riportare, tra i quali la proposta di Laura Boldrini relativa a un disegno di legge dedicato ai reati di bullismo online.
Ottima premessa, senza dubbio, e in contingenze come questa è davvero utile parlare il più possibile dell’argomento, in modo da sensibilizzare l’utenza a prescindere dai provvedimenti istituzionali.
Completare il primo di questi due passaggi è necessario: l’educazione digitale è ormai imprescindibile e, da quanto si può evincere dallo studio presentato all’inizio del mese di marzo a Barcellona, non sono soltanto i giovanissimi ad aver bisogno di qualche nozione tecnica relativa alla frequentazione civile degli spazi di socializzazione online!