Avete mai avuto una relazione con una persona che si distingueva per atteggiamenti vittimistici, che procrastinava in continuazione ogni promessa fatta, che aveva il potere di farvi sentire spesso i colpevoli della situazione?
Se così fosse, può essere che vi siate imbattuti in una persona dal comportamento passivo aggressivo. Questo comportamento è diffuso sia tra uomini che tra donne, indipendentemente dalla cultura e dalla classe sociale. Si tratta di una modalità comportamentale attraverso cui si esprimono sentimenti di rabbia nascosti in modo intenzionalmente mascherato.
Comportamento passivo aggressivo: le caratteristiche
La persona passivo aggressiva difficilmente prende posizione in una discussione, in quanto predilige dipingersi come vittima della situazione, assume spesso atteggiamenti ambigui, ricorre al sarcasmo, a omissioni, raramente alza la voce, ma con il suo comportamento disfunzionale porta le persone che lo circondano ad una montagna russa emotiva che non è sempre facile gestire e accettare.
Nonostante ciò, relazioni con partner passivo aggressivi possono durare a lungo, evidenziando nella coppia un’apparente complicità distorta che in realtà nasconde sfide emotive quotidiane.
Ma perché un comportamento così negativo continua a essere perseguito in modo diffuso?
Le motivazioni
Innanzitutto occorre pensare che il comportamento passivo aggressivo dà potere. In quest’ottica distorta il ruolo di vittima, nonché l’assenza di una presa di posizione, costringe chi si relaziona con questo atteggiamento a situazioni emotive altalenanti. Paradossalmente più ci si deresponsabilizza, più si arriva a sabotare le intenzioni altrui, più si ha il controllo emotivo dell’altro.
Inoltre, una persona con questo atteggiamento evita qualsiasi tipo di discussione. Confrontarsi non è contemplato. Questo perché probabilmente il confronto richiede aver raggiunto una certa maturità che da adulti si dà per scontata, ma che non lo è affatto. Il confronto richiede ascolto attivo, desiderio di mettersi in gioco anche a costo di rivedere dei propri modelli di comportamento non adeguati. La discussione può certamente smuovere le dinamiche, che si tratti di una relazione di coppia o di un’amicizia.
Il confronto si evita e la rabbia rimane così nascosta, celata dietro le parole non dette, le cose non fatte, le decisioni non prese. D’altronde, per una persona che adotta questo tipo di comportamento, la rabbia è un sentimento che non si può mostrare, in quanto non viene riconosciuta come socialmente adeguata. L’ astio celato invece è meno riconoscibile e pertanto ritenuto più conveniente.
Un atteggiamento simile può essere frutto, oltre che di una predisposizione temperamentale, di uno stile genitoriale ambiguo, che durante l’infanzia ha trasmesso messaggi poco chiari. Un nucleo familiare in cui verosimilmente è mancata un’educazione all’affettività e al riconoscimento delle emozioni, e dove alcuni atteggiamenti a volte sono stati lodati e altre volte puniti. Il bambino con il broncio di ieri è diventato così l’adulto passivo aggressivo di oggi.
Come affrontarlo
Sia che vi ritroviate in questa descrizione, sia che vi sentiate la “parte lesa” della coppia, la ricerca di una maggiore assertività può essere il primo passo verso un cambiamento. Sarà quindi opportuno riflettere sull’importanza del confronto, che deve assumere una connotazione positiva e stimolante, anziché esser considerato negativo e distruttivo.
Una maggiore assertività implica la ricerca di una modalità comunicativa più matura, dove ognuno esprime le proprie opinioni e i propri sentimenti apertamente, senza diventare offensivo.
D’ora in poi, di fronte a persone con il broncio perenne, che dicono di non essere arrabbiate mostrando però un comportamento ostile, che rimandano ogni promessa fatta dicendo: “Tra poco lo faccio” oppure: “Non pensavo intendessi subito”, che vi tengono sospesi come funamboli emotivi con promesse non mantenute, bene: sapete come difendervi e come reagire.