Bullismo femminile, un fenomeno nascosto ma pericolosissimo

Collegata alla campagna sociale della Polizia Postale “Una vita da social”, è stata fatta una ricerca che ha coinvolto 15.268 ragazzi: 1 su 3 ha dichiarato di aver subito atti di bullismo o fisico o psicologico. Tra i 14 e i 17, si è riscontrato il picco del fenomeno: l’adolescenza, rappresenta il momento in cui ci si divide in gruppetti e si cerca di stabilire la propria posizione tra gli altri, questo avviene all’interno di tutte le agenzie educative di cui i ragazzi di quell’età fanno parte.

Bullismo femminile

Tra gli intervistati che hanno denunciato atti di bullismo, due su tre hanno dichiarato di averli subiti da una ragazza. Non si parla però di calci e pugni, perché il bullismo femminile si serve della violenza psicologica più che di quella fisica per danneggiare chi ne è vittima. Questo comporta un notevole rischio in quanto i pugni lasciano segni visibili a tutti gli altri, la sofferenza causata dalle che parole invece, è più difficile da riconoscere e spesso si arriva in ritardo.

Per rovinare l’immagine sociale di una loro coetanea, le ragazze usano il pettegolezzo, la critica e l’isolamento sociale, e cercano in tutti i modi di ostacolarla nelle relazioni con le sue coetanee.

Questo tipo di bullismo non è mai troppo evidente, per questo è stato paragonato al mobbing. Le bulle sono così abili a smentire eventuali accuse da screditare la parola della bullizzata. Così, in preda alla frustrazione, spesso la vittima arriva addirittura a sentirsi in colpa.

Perché una ragazza non denuncia?

Nei colloqui individuali, di gruppo e in quelli con gli insegnanti, lo studio Salem ha maturato un’esperienza tale da riuscire ad estrapolare alcuni indicatori sulle motivazioni che impediscono alle vittime di bullismo, di denunciare le proprie aguzzine.

Una vittima su 3 non ne parla con nessuno. Abbiamo riscontrato che il 30% non si confida per la vergogna, il 24% invece non lo fa perché tenta di farsi giustizia da sola, anche se la vendetta è un fenomeno maggiormente maschile. Neanche chi ha assistito ad atti di bullismo ama parlarne. Uno su 4 è rimasto in silenzio.

I social, lo scenario preferito dalle bulle

Il buillismo femminile è fatto di strategie psicologiche più sottili, per questo i social sono diventati lo scenario prediletto del bullismo rosa. Una statistica fatta dal telefono azzurro denuncia un coinvolgimento dilagante delle ragazze come vittime o autrici di episodi di cyber-bullismo.

La ricerca inoltre rivela che anche se le donne utilizzano le parole non mancano episodi di percosse e minacce. Il fenomeno sta diventando così diffuso che si rende necessario un intervento deciso e repentino, con sicuramente un’azione di prevenzione e di informazione per tutelare i ragazzi e fare in modo che non accadano più casi gravi di bullismo. Che sia maschile o femminile la violenza deve essere condannata in ogni sua forma, questo è il messaggio principale che dobbiamo trasmettere ai ragazzi, diventando noi esempi di non violenza verbale e fisica.

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