50 regole. Una regola da seguire ogni giorno, sotto il controllo di un “curatore”, pronto a minacciare la famiglia dei partecipanti in caso di interruzione del gioco. Un sentiero che parte dall’autolesionismo e porta al suicidio. Questo è il Blue Whale. Il gioco dell’orrore ha terrorizzato la Russia e ora il suo potere negativo sta impattando anche sulla quotidianità italiana.
Il Blue Whale è un fenomeno tanto spaventoso quanto poco conosciuto per il quale, in questi giorni, compaiono molteplici opinioni su tutti i media. L’effetto domino di questa informazione porta sicuramente alla preoccupazione dei genitori, perciò potrebbe essere utile approfondire il fenomeno da un punto di vista clinico.
Blue Whale in Italia
Prima di analizzare ulteriormente la vicenda, partiamo con una casistica italiana. Attualmente i media lanciano un vero e proprio ‘allarme Blue Whale. I dati, fortunatamente, sembrano non avvalorare l’ipotesi pandemica. Fino ad ora solo alcuni casi, tra i diversi segnalati in questi giorni, sembrano essere correlati al Blue Whale. Questo non significa che il problema non esista, anzi, è bene prenderne coscienza, con la consapevolezza però della situazione attuale nel nostro Paese.
Il potere della suggestione
Rispetto alle informazioni che si hanno fino ad ora, il Blue Whale acquisisce potere nel momento in cui riesce a suggestionare il minore, isolandolo dal piano di realtà. Se pensiamo alla definizione di suggestione capiamo la stretta connessione con questo gioco dell’orrore:
Un processo di comunicazione che induce un soggetto ad accettare, in assenza di validi elementi di convincimento, quanto gli viene suggerito.
In questo senso colui che cede a questo meccanismo cognitivo risponderà con assertività all’input suggestivo. Nel Blue Whale tutto ciò corrisponderebbe quindi alle regole del gioco, seguite, per le chi accetta, pedissequamente.
Rispetto all’atrocità del gioco la preoccupazione dei genitori nasce dalla vulnerabilità dei propri figli unitamente alla frustrazione dovuta all’apparente incapacità di tutelarli da questi rischi. Secondo quanto riportato dai media, coloro che hanno aderito al Blue Whale erano apparentemente ragazzi ben inseriti nel contesto sociale e scolastico. Questo spaventa ancora di più, proprio perché apparentemente le cause che spingono questi ragazzi al gioco del suicidio sono inspiegabili.
Questo meccanismo suggestivo può davvero colpire chiunque fra i giovani indistintamente? Teoricamente no. Per quanto la suggestionabilità di una persona possa dipendere dal momento o dal contesto, di base ognuno di noi nasce con un tratto di personalità già definito. Tutti noi siamo suggestionabili ma alcuni più di altri. Questa differenza la si nota, quindi, da una base temperamentale unitamente al contesto ambientale più o meno tutelante. Quando il Blue Whale è efficace? Quando il livello di suggestione è così alto da isolare il soggetto completamente dal contesto in cui vive. Questo spiega il perché dei film horror, della musica malinconica e delle passeggiate all’alba. Sono suggestioni che aumentano il loro potenziale nel momento in cui il soggetto è più vulnerabile.
Abuso di Internet da parte dei giovani
Ciò che il Blue Whale riporta in modo estremamente amplificato è un problema già noto in realtà anche in Italia, e riguarda l’uso e l’abuso di internet da parte dei giovani. Purtroppo casi di sexting, il cyberbullismo e l’hikikomori sono all’ordine del giorno, e hanno un filo comune con il Blue Whale legato proprio alla pericolosità del mondo 2.0, ove non opportunamente gestito e controllato.
Come tutelare maggiormente i propri figli?
• Innanzitutto occorre evitare allarmismi. “Catene di Sant’ Antonio” possono avere finalità buone ma bisogna veicolarli con coscienza;
• Evitiamo il rischio emulazione con un’informazione precisa;
• Negli istituti scolastici potrebbe essere utile fornire un feedback sul tema sia ai genitori che ai docenti, in modo da collaborare per la creazione di un “protocollo d’intervento” univoco e non dipendente dal singolo docente;
• Forniamo spiegazioni puntuali ai ragazzi soprattutto ai più piccoli. Ciò che non si conosce fa ancora più paura;
• Tuteliamo i più piccoli nell’uso di internet attraverso tutte le forme di Parental Control necessarie.
Ricordiamoci che i minori di anni 13 non possono accedere ai social. Oltre a Faceebook, Youtube, e altre piattaforme simili, anche Whatsapp rientra in questi limiti d’uso. Questa norma è spesso, purtroppo, infranta ed espone, sia i ragazzi che gli adulti di riferimento a rischi legali, oltre che psicologici.
È importante mantenere la comunicazione attiva con i propri figli, dando delle regole rispetto all’uso di certi strumenti tecnologici e agendo come veri e propri mediatori tra loro e internet.
Navigare responsabilmente, si potrebbe dire. E così dovrebbe essere. Internet è il futuro, è utile e non deve essere demonizzato. Ma proprio perché ha talvolta regole labili rischia di diventare pericoloso.