Alessitimia, una ricerca su minori e adolescenti

La parola “alessitimia” è stata impiegata negli anni ’70 da John Nemian e Peter Sifneos per indicare un disturbo delle funzioni affettive e simboliche che si avvicina molto all’apatia. Il termine stesso della parola è indicativo, poiché deriva dal greco “Alexis thymos”, che letteralmente significa ‘non avere parole per le emozioni’.

Cos’è l’alessitimia?

Si tratta di un disturbo che si manifesta attraverso la difficoltà di esprimere, identificare e quindi interpretare sia i propri sentimenti sia quelli delle altre persone. L’alessitimia porta inoltre alla difficoltà di distinguere gli stati emotivi da quelle che sono le percezioni fisiologiche e quindi rende difficile l’individuazione delle cause che creano le emozioni. Solitamente chi soffre di questo disturbo tende a sostituire al linguaggio l’azione fisica, e questo fattore interferisce in modo problematico con l’autoregolazione e anche con la riorganizzazione delle emozioni.

Chi soffre di alessitimia ha comportamenti compulsivi

Gli studi sull’alessitimia hanno spiegato perché i pazienti sofferenti sono portati ad avere dei comportamenti di tipologia compulsiva, come ad esempio l’abuso delle sostanze alcoliche e stupefacenti, la perversione nella sfera sessuale e anche l’abbuffarsi di cibo, perché questi comportamenti permettono alle persone di liberarsi dalle tensioni e dallo stress che è causato dall’incapacità di manifestare normalmente le proprie sensazioni ed emozioni.
Le caratteristiche maggiori dei pazienti che soffrono di alessitimia sono legate alla postura rigida, all’elaborazione di processi immaginativi limitati e possono manifestarsi con crisi di collera o di pianto improvvise, alle quali non segue una giustificazione coerente sulle cause che ne hanno portato alla comparsa. Recenti studi hanno inoltre evidenziato che le persone sofferenti di questo disturbo possono presentare dei diversi disturbi di tipologia fisica e psicologica, o aprire le strade alla loro comparsa. Si tratta delle coronaropatie, dell’ipertensione e dei disturbi gastrointestinali per quanto riguarda le manifestazioni fisiche, delle malattie legate all’alimentazione come l’anoressia, la bulimia, la depressione e l’ansia per quanto riguarda la sfera psicologica.

Come è possibile individuare l’alessitimia nei minori e negli adolescenti?

Alla luce dei comportamenti descritti individuati nei ragazzi, al giorno d’oggi il test più diffuso per la diagnosi è la TAS-20, la Toronto Alexithymia Scale. Si tratta di una scala psicometrica di autovalutazione, che si compone di venti elementi che servono per comprendere se sussistono le tre basi del disturbo, ovvero la difficoltà nell’individuare i sentimenti, la difficoltà nel descrivere quali sono i sentimenti altrui e infine il pensiero che si rivela orientato solamente all’esterno e raramente verso i processi del sé.

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