Scoprire il ritardo mentale dei bambini è un’operazione che chiede molta attenzione. Ecco alcuni consigli per comprendere se il bambino ne soffre.
Scoprire il ritardo mentale dei bambini è un’operazione che chiede molta attenzione, una generosa dose di buon senso e di abbandonare le attitudini apprensive. L’attenzione e la premura sono doti fondamentali per capire se ci sono difficoltà nel proprio bambino prima che il piccolo sia in grado di chiedere aiuto da solo e per dare vita ad un percorso clinico e didattico adeguato alle difficoltà del singolo caso. Questo non significa che i genitori devono attuare una diagnosi, ma che devono cercare di monitorare il figlio con attenzione, per poi rapportarsi con gli esperti e valutare attentamente la situazione. Ecco alcuni consigli semplici e diretti per comprendere se il bambino può soffrire di un ritardo mentale nei primi anni di vita.
In Italia le stime che interessano i bambini con ritardi mentali riguardano il 3% della popolazione, mentre l’1% dei piccoli risulta affetto da problemi del linguaggio. Molti dei disturbi infantili possono essere trattati nel modo adeguato grazie al tempestivo riconoscimento dei sintomi, il quale può aiutare gli specialisti a lavorare in modo migliore e più efficace a livello di cura. I soggetti che devono accorgersi della presenza di problemi sono i genitori, che monitorando con la dovuta attenzione i figli possono dare il via ad un percorso di guarigione e di sviluppo benefico per i bambini.
Lo sviluppo motorio
La prima attenzione deve interessare lo sviluppo motorio, il quale è segnato da tante piccole tappe che devono essere monitorate nel il corso del tempo. A tre mesi di vita il bambino dovrebbe essere in grado di sostenere il capo, entro un anno dovrebbe stare seduto da solo ed entro i 18 mesi dovrebbe essere in grado di camminare in autonomia. Se il bambino non rispetta queste fasi, oppure è molto in ritardo, è utile recarsi da uno specialista in psicomotricità per esporre i sintomi.
La comunicazione del bambino
Al monitoraggio dello sviluppo motorio si associa l’osservazione dei progressi nella comunicazione. Dall’età di sei, otto mesi, il piccolo dovrebbe infatti iniziare ad articolare le prime sillabe e quindi a sviluppare la lallazione. Si tratta di sillabe che vengono pronunciate per richiamare l’attenzione dei genitori e delle altre persone e che si associano a movimenti ben chiari, come indicare con il dito oppure mimare dei gesti che sono stati insegnati dai genitori. Il linguaggio verbale si associa in questo caso a quello del corpo, in un binomio che deve essere monitorato dai genitori per controllare se sussistono problemi in questo verso. Se entro il primo anno di vita il piccolo non pronuncia sillabe o parole, diventa importante approfondire, così come se entro i tre ani di vita i bambini articolano male le parole pronunciate durante la conversazione.
Il comportamento
Un altro aspetto da considerare è l’approccio tattile e visivo. Se il bambino non guarda negli occhi le persone e i genitori, si comporta in modo aggressivo e rifiuta di essere toccato potrebbero sussistere dei problemi, quindi è consigliato rivolgersi al pediatra per comprendere l’origine di questo comportamento.