La sovraesposizione dei bambini sul web, detta anche “sharenting”, è una pratica molto dannosa per i bambini.
Il termine sharenting è un anglicismo che è stato creato dalla fusione delle parole share, che significa “condividere” e parenting, che significa “genitorialità”.
Questa parola sta ad indicare quella che consideriamo una pratica scellerata, ad opera dei genitori, che è quella di documentare, passo dopo passo, la vita dei propri figli attraverso i social network.
Per capire quanto sia diffusa questa tendenza, facciamo riferimento al dizionario Collins, che definisce lo sharenting come “l’uso abituale dei social media per condividere informazioni, foto, ecc. dei propri figli”.
Categorie di genitori sui social network
Analizzando i comportamenti dei genitori sui social, abbiamo distinto tre diverse categorie di atteggiamenti:
- i genitori protettivi, che amano la privacy e sono cauti nella pubblicazione dei contenuti che riguardano i loro figli. Hanno piacere a far vedere i loro bambini, ma con discrezione;
- i genitori orgogliosi, quelli che amano condividere in maniera esagerata, con i loro contatti, tutte le cose meravigliose che fanno e dicono i loro figli. Per questo ogni giorno pubblicano foto e resoconti sui social network della vita, quasi obbligando i bambini ad una sovra esposizione;
- i genitori irritabili, che detestano che si pubblichino in rete contenuti riguardanti i bambini.
Bambini sotto stress per le performance sul web
Delle categorie che abbiamo descritto, abbiamo deciso di approfondire l’analisi sui genitori definiti orgogliosi, perché, nel loro comportamento, abbiamo riscontrato una pratica dannosa per i bambini.
In realtà vogliamo porre l’accento sullo stato emotivo dei bambini sovraesposti a tale pratica. Se vi capita di fare un giro su YouTube, scoprirete la vasta mole di video di bambini chiamati a sostenere diverse performance, dall’elenco delle capitali mondiali alle operazioni matematiche complesse. In tutti questi video ci è apparso chiaro che i bambini, per sostenere questo tipo di performance abbiano dovuto sostenere allenamenti lunghi e continuativi. Questo scenario provoca nel bambino uno stato di stress elevato, legato sia alla riuscita della performance, sia alla fatica a cui viene sottoposto, suo malgrado.
Per il benessere del bambino, è necessario evitare di esporlo a stress inutili, per azioni non corrispondenti alla sua età. Spesso la sola motivazione che spinge un genitore ad ammaestrare il proprio figlio, sia quella dell’autocompiacimento. È a questo punto che ci sorge una domanda: è più sano, per un bambino, allenarsi sulle capitali mondiali, o giocare con altri bambini? Ci sentiamo di esprimere con forza il nostro dissenso nei confronti sia dello sharenting, che della sovraesposizione dei bambini.
Interrompere il trend è possibile?
Certo! È possibile e doveroso da parte dei genitori. È necessario che smettano di pubblicare ogni istante della vita del proprio bambino. Per poter contrastare questo fenomeno non si dovrebbe promuovere questa attività. In che modo? Evitando di mettere like sotto ogni foto. La cosa che bisognerebbe promuovere è l’aggregazione sociale dei propri figli, magari ritraendoli in situazioni di gioco con i loro coetanei o ad una festa. Le foto e i video sono strumenti bellissimi per imprimere dei ricordi, ma come tutte le cose vanno usati con cautela e attenzione. Siamo noi ad avere la responsabilità di guidarli e siamo noi a dover avere un atteggiamento equilibrato anche nell’uso dei social. Non incoraggiate lo sharenting!