Essere genitori di bambini timidi, a volte, può rivelarsi un impegno davvero gravoso. Non tanto per la timidezza in sé, quanto piuttosto per il senso di inadeguatezza che si prova a non riuscire ad aiutare i figli a superare questo tratto della personalità che viene percepito come un problema.
Certo, un bambino troppo introverso potrebbe avere difficoltà a socializzare o a difendersi da solo quando si trova in difficoltà. Ma non sempre i bambini timidi devono essere visti come un problema: bisogna cambiare il proprio punto di vista e considerare che, se un bambino si chiude in se stesso come un riccio, sicuramente avrà qualcosa di prezioso che vuole custodire.
Sta a noi trovare il modo di far aprire questo riccio senza forzarlo – altrimenti gli faremo una violenza – e portare alla luce il dono che custodisce in sé.
Non far pesare la situazione
L’atteggiamento timido e remissivo è senza dubbio un’immagine lontana da quello che molti genitori si aspettano dai propri figli. Molti li vorrebbero sempre intraprendenti e socievoli, ma è chiaro che spesso non può essere così. Capita quindi che la timidezza venga fatta pesare al piccolo, che in questo modo finisce per considerarla un difetto e per sentirsi rifiutato. Il primo passo da fare per rapportarsi con un bambino timido è, quindi, quello di non far pesare la situazione. L’atteggiamento giusto prevede anzi un incoraggiamento, chiaramente non insistente, ad esprimersi.
Dare i nomi alle emozioni
Il bambino timido spesso vive delle difficoltà a verbalizzare le proprie emozioni, negative o positive che siano. Il ruolo del genitore in questo caso è chiave. Se si vuole aiutare davvero un bambino molto timido senza forzare i suoi tempi di crescita e senza metterlo a disagio è infatti fondamentale aiutarlo a dare dei nomi alle emozioni che vive, anche e soprattutto se sono negative.
Lasciare spazio al dialogo
Il dialogo costante è essenziale quando ci si deve rapportare a un bambino timido. Parlare in maniera chiara e serena con il proprio figlio può infatti rivelarsi essenziale in situazioni specifiche come i litigi con i coetanei durante cui il bimbo manifesta difficoltà nel difendersi. In queste circostanze non è consigliabile intervenire sul momento (si rischierebbe di peggiorare la situazione), ma cercare di capire dal bambino il motivo del suo atteggiamento e, come sopra ricordato, aiutarlo ad accettare, verbalizzare e controllare eventuali emozioni negative.
Bambini timidi: sì, ma senza etichette
Etichettare un bambino come troppo timido con parenti e amici è sbagliatissimo! Si tratta di un altro modo per fargli pesare la situazione e per fargli capire che nulla può evolvere. Questo approccio contribuisce inoltre a far nascere quell’ansia da prestazione che deriva dalle difficoltà nel soddisfare le aspettative dei genitori, che nei primissimi anni dell’infanzia con le loro affermazioni e il loro atteggiamento costruiscono l’ossatura del carattere dei figli.
Ogni scrigno custodisce un tesoro
Ora che siamo giunti alla conclusione di questo articolo, mi piacerebbe che iniziaste a pensare ai bambini timidi come a degli scrigni… e, si sa, ogni scrigno custodisce un tesoro, altrimenti sarebbe solo una scatola lasciata in un angolo, un contenitore vuoto, uno dei tanti oggetti usciti dal ciarpame polveroso di una soffitta.
Dobbiamo essere noi bravi a portare alla luce questo tesoro nascosto, senza compiere effrazioni.