Quando parliamo di BES (Bisogni Educativi Speciali) inquadriamo una situazione che, dall’approvazione di una direttiva ministeriale ad hoc nel dicembre 2012, ha permesso di aiutare scolasticamente, grazie alla redazione di piani scolastici personalizzati e a un’attenzione specifica dedicata alla quantità dei compiti domestici, gli alunni con difficoltà che vanno dai DSA a disturbi per i quali non è possibile rilasciare una certificazione.
Il salto di qualità che ha portato l’introduzione dei BES nel mondo della scuola è stato senza dubbio importante, in quanto ha incluso nei soggetti degni di un’attenzione specifica anche coloro i quali si trovano in una condizione svantaggiata a livello economico o sociale.
Cosa possono fare i genitori per rendere più facile il percorso scolastico a un figlio con Bisogni Educativi Speciali? Prima di tutto rendersi conto che la situazione critica non è colpa né loro né dell’ambiente scolastico. Le difficoltà nell’apprendimento, anche se non sono certificabili con una diagnosi come nel caso dei DSA, possono essere affrontate solo in questo modo, ossia accettandone la presenza e cercando di mettere da parte qualsiasi senso di colpa o d’inadeguatezza.
In secondo luogo è bene ricordare la centralità della fiducia. Negli ultimi anni il quadro scolastico è cambiato radicalmente: gli insegnanti sono formati al trattamento dei BES e alla redazione dei piani didattici personalizzati, motivo per cui è fondamentale affidarsi alle loro competenze e rendersi conto che solo così, ossia mettendo in primo piano fiducia e qualità nella comunicazione con il personale scolastico, è possibile dare al proprio figlio tutti gli strumenti per affrontare al meglio il percorso di studi.
Questo significa che è fondamentale considerare i colloqui con gli insegnanti come un dovere, cercando di non trascurarli mai e mettendoli davanti anche agli impegni professionali. Molto importante è anche il lavoro con il proprio figlio in ambito domestico. In questo caso è possibile chiamare in causa numerose attività, che vanno dalla lettura guidata fino alle visite culturali a musei e altri luoghi interessanti anche vicini, che possono aiutare tantissimo il bimbo BES a vivere lo studio e l’apprendimento come qualcosa di divertente, cosa che può fare la differenza anche nell’approccio quotidiano ai compiti scolastici.
Un altro punto che ritengo essenziale approfondire riguarda il ruolo dell’insegnante che, seppur formato, deve considerare come riferimento principale lo psicologo e tutti gli altri professionisti in grado di rilasciare un’eventuale diagnosi di DSA. Capita infatti spesso che alcuni alunni vengano considerati BES per il semplice fatto di ottenere dei risultati leggermente inferiori a quelli dei compagni. Si tratta di un approccio sbagliato, che non tiene conto della complessità insita dietro alle esigenze dei bambini con BES, standardizzandone le caratteristiche e non facendo niente di decisivo per aiutarli.